La birra è una delle bevande alcoliche più diffuse e più antiche al mondo.
La sua produzione avviene attraverso la fermentazione alcolica di zuccheri, tramite lieviti derivanti da fonti amidacee, tra cui quella più usata è il malto d’orzo.
Il malto d’orzo, costituito da orzo germinato ed essiccato, è conosciuto comunemente come malto.
Vengono tuttavia ampiamente impiegati anche il frumento come per un marchio Premium come Nastro Azzurro, e talvolta il mais solitamente in combinazione con quest’ultimo.
Le origini
La birra nasce in Mesopotamia, tra il Tigri e l’Eufrate, e ben presto si diffonde in tutto l’Egitto. I suoi primi estimatori sono gli Etruschi, ma ben presto è fabbricata e bevuta da greci e romani: tra i consumatori “vip” dell’epoca, ricordiamo Nerone e la sua “cervogia” fatta venire dalla Lusitania, o il governatore della Britannia Agricola, che aprì il primo “pub” del Bel Paese. Dopo la fine dell’Impero Romano, la Chiesa prende il controllo delle terre, i monaci si interessano sempre più alla birra tanto che, nel medioevo, la produzione si sposta nei monasteri, dove viene usato per la prima volta il luppolo per produrla. La birra è considerata un medicinale dagli elevati poteri terapeutici e vengono prodotte dai frati “pozioni” miracolose, aromatizzate con erbe e radici che portano l’Italia a vantare un primato europeo: sono infatti i monaci di Montecassino i primi a produrre birre d’abbazia, creando una tradizione ancora viva nelle birrerie trappiste olandesi e belghe. Le prime abbazie in Belgio hanno una propria birreria. Un esempio è l’abbazia di Villers-la-Ville nella quale i monaci si stabiliscono nel 1146. Il Rinascimento è l’epoca d’oro per la corporazione dei birrai che diventa molto ricca. Anche in Italia in questo periodo la birra comincia ad essere conosciuta pur rimanendo una bevanda per soli uomini.
Inizi ‘900: la birra diventa di moda
La produzione rappresenta ancora un’esperienza su scala ridotta, limitata all’artigianato, o economato, monastico e comunale. Fino all’inizio dell’era moderna, infatti, in Italia si produce birra per pochi estimatori. Bisogna attendere la seconda metà dell’Ottocento e alcune invenzioni tecnologiche – come il freddo artificiale – perché prenda il via una più vasta e strutturata industria della birra su tutto il territorio italiano, basata su una nuova tecnologia di produzione di birre chiare a bassa fermentazione. Tra fine Ottocento e inizio Novecento la birra diventa di moda: nascono fabbriche di ogni tipo e dimensione e anche in Italia proliferano le birrerie, luoghi frequentati da una clientela alto borghese e cosmopolita. E in un solo decennio la produzione quadruplica (arriverà a toccare il picco di un milione e mezzo di ettolitri nel 1924). Sono anni di crescita, assestamento e selezione, suggellati dalla nascita dell’Unione degli Industriali della Birra nel 1907. La prima metà degli anni Venti può essere considerata l’età d’oro della birra in Italia. Il consumo si estende alle classi meno agiate, grazie anche alle numerose campagne pubblicitarie di quegli anni, che portano le aziende birrarie a toccare nel 1920 una produzione di 1,2 milioni di ettolitri.
Dagli anni 60 ai 90: gli anni del boom
Dopo la guerra, come per molti altri settori, anche in quello birrario bisogna ripartire da zero: quindi dalla ricostruzione degli impianti. Ciò comporta un inevitabile allontanamento della birra dalla tavola. Quando il consumo riprende il suo corso, essa diviene un prodotto stagionale, consumato cioè esclusivamente da maggio a settembre, come qualsiasi altra bibita dissetante. Questa fase produttiva viene denominata “industria dei cento giorni”: passata l’estate, passa la birra. La svolta arriva con una serie di innovazioni della fine degli anni Cinquanta sul mercato: dall’inserimento delle bottiglie formato famiglia, sino all’arrivo del “Camion Bar”, un furgoncino, parcheggiato nelle piazze dei paesi, che offre gratuitamente un calice di birra e racconta, in genere con un filmato, la storia del prodotto.
Gli anni Sessanta e Settanta sono segnati dall’arrivo del frigorifero: una rivoluzione che, entrando prima nei bar e poi nelle case, contribuisce all’affermarsi della birra come bevanda sempre più “nazionale”. Aprono nuove grandi fabbriche, soprattutto nell’Italia centro-meridionale, la birra scopre la televisione e Carosello, con i protagonisti del jet-set dell’epoca: Fred Buscaglione, Anita Ekberg, Mina, Ugo Tognazzi. Ultimo tra questi, Renzo Arbore che, negli anni Ottanta, invita a “meditare” sulle virtù della birra con il celeberrimo motto: “Birra, e sai cosa bevi”. La birra, attraverso personaggi noti, diviene sinonimo di bontà e di prodotto naturale da condividere con gli amici.
Negli ultimi trent’anni i consumi di birra sono cresciuti lentamente ma ininterrottamente, passando dai 16,5 litri pro capite del 1973 ai 27 del 1995, fino ai 30 litri circa di oggi. Un record per il nostro Paese, anche se l’Italia rimane ancora lontana dai consumi registrati in molti grandi Paesi europei. Quello birrario è un settore ormai maturo che ha raggiunto importanti traguardi grazie all’ininterrotto processo di ammodernamento e potenziamento degli impianti e alle importanti acquisizioni e fusioni avvenute con l’arrivo, dalla fine degli anni Settanta, dei grandi gruppi birrari mondiali attirati dal mercato italiano.
La birra oggi
Cambiano i consumi, i protagonisti e anche i canali di vendita della birra. Se ieri si acquistava, con una certa frequenza, nei piccoli negozi sotto casa, ormai a farla da padrone è la grande distribuzione, con scaffali sempre più forniti in varietà, stili e quantità di marchi: oltre 200, più del doppio rispetto a dieci anni fa. Oltre ai numeri è cambiato anche il rapporto degli italiani con la birra, bevanda sempre più identificabile con un prodotto moderatamente alcolico, naturale e versatile, compatibile con la dieta mediterranea. Un prodotto sempre più legato al concetto di un’alimentazione equilibrata oltre che, ovviamente, a quello di un consumo responsabile dove le numerose campagne sul tema stanno notevolmente cambiando il concetto di birreria: sempre più vicino alla realtà del concetto di “beer and food”. La bevanda che fino a dieci anni fa si consumava al massimo con la pizza, contende oggi al vino il primato di regina dei pasti fuori di casa: soprattutto nei grandi ristoranti che la propongono ‘a la carte’ quasi ad affermare che, ormai, è scelta da intenditori. Questo vale anche per le trattorie moderne – che alla birra dedicano veri e propri menu di degustazione – per concept store, wine & beer bar, perfino librerie, oltre alle tante enoteche che hanno fatto il “gran tuffo” nella birra.
La birra è un prodotto che ha bisogno di pochi e genuini ingredienti naturali per essere gustato, il primo dei quali è l’acqua, che deve essere microbiologicamente pura. A questo ingrediente si aggiungono a seconda della ricetta alcuni cereali, tra i quali l’orzo, il più utilizzato, e il mais, capaci di conferire corpo alla bevanda. Con l’aggiunta del luppolo, un conservante naturale ed aromatico, si conferisce alla birra il caratteristico gusto amaro oltre che alcune proprietà anti invecchiamento dovute ai polifenoli che contiene. L’ultimo fondamentale ingrediente è il lievito, la sostanza che provoca la fermentazione e che dona le necessarie qualità organolettiche al prodotto, come la schiuma, gli aromi e la ricchezza del corpo.
La ricetta della birra è quella di sempre: con 7.000 anni di storia è la bevanda fermentata più antica del mondo e anche una delle più naturali, infatti al suo interno non si trovano conservanti o coloranti di alcun tipo. In Italia è inoltre garantita la tracciabilità delle materie prime, che sono OGM-free e per la maggior parte degli ingredienti di produzione nazionale.
Per gustare al meglio una birra è consigliabile servirla ad una temperatura che varia dai 3 ai 6 gradi centigradi versandola in un bicchiere leggermente bagnato, in modo da garantire la comparsa della schiuma, elemento fondamentale per una buona degustazione che deve raggiungere indicativamente due dita d’altezza. Una birra chiara è inoltre la bevanda alcolica con meno alcol in assoluto e a differenza del vino può essere gustata anche in versione analcolica.
Gli abbinamenti che la birra offre in cucina sono numerosi, infatti è una bevanda che si abbina perfettamente a moltissimi piatti e che, se bevuta responsabilmente, costituisce un perfetto complemento per un’alimentazione sana ed equilibrata.
Il mondo della Birra è un mondo ricco di storia, persone e tradizioni che hanno portato alla nascita di numerosi stili di questa bevanda, ognuno dei quali conserva gusto e personalità apprezzate da lungo tempo in tutto il mondo.
In questa sezione è possibile conoscere le caratteristiche fondamentali di tutte le tipologie di birra che la nostra azienda produce, nel rispetto delle ricette tradizionali, con uno sguardo rivolto all’innovazione.
Lager è il termine usato per indicare le birre a bassa fermentazione, che impiegano nel processo lieviti specifici per questo stile. Sono prodotte a bassa temperatura e i lieviti al termine del processo si addensano sul fondo. Di solito presentano un colore chiaro ed hanno un gusto pulito, leggero e fragrante. Le birre Lager possono essere più o meno amare e sia chiare che scure. La maggior parte delle Lager ha un contenuto alcolico tra il 3 e il 5% per volume.
Le Lager nel portafoglio di Birra Peroni sono Peroni, Nastro Azzurro, Peroni Senza Glutine, Peroni Puro Malto, Peroni Forte (strong lager), Peroncino, Miller Genuine Draft, Raffo, Whürer e Crystal Whürer.
La birra Bock è una birra lager particolarmente forte con una pronunciata presenza di malto. Le Bock originali erano birre scure, mentre quelle moderne possono essere anche ambrate o chiare. La maggior parte delle Bock ha un contenuto alcolico del 6-7% per volume.
Le Bock nel portafoglio dell’azienda sono Grolsch Herfst Bok, e la Peroni Gran Riserva Doppio Malto.
Questa tipologia di birra prende il nome da Pilsen, la città della Repubblica Ceca in cui è nata e nella quale viene tuttora prodotta. Le pils sono birre a bassa fermentazione, di color oro chiaro e generalmente molto luppolate grazie a materie prime pregiate, come il luppolo Saaz, una varietà che conferisce alla bevanda un caratteristico e piacevole sentore amarognolo in più, a complemento di un gusto secco e pulito, con note e aromi che possono ricordare i popcorn. L’abbondante e fine schiuma è una caratteristica peculiare di questo stile. La maggior parte delle Pils ha contenuto alcolico del 4-5% per volume e si gustano al meglio in boccali stretti o calici flute.
La Pils di eccellenza in portafoglio è l’originale, Pilsner Urquell.
Le Weizen sono birre di frumento tipiche della Germania, leggermente aspre e dorate, con un’abbondante e bianca schiuma caratteristica. Una caratteristica tipica di questo stile di birra è il lievito in sospensione che dona alla birra il suo gusto tipico e un aspetto opaco. La maggior parte delle Weizen ha contenuto alcolico del 5-6% per volume. Il bicchiere tipico per le Weizen è il Weizenbecker che serve a controllare l’abbondante schiuma.
La Weizen in portafoglio è la Grolsch Weizen, dal piacevole gusto fruttato.
Le birre d’abbazia sono prodotte con il metodo dell’alta fermentazione, seguendo antiche pratiche brassicole. La loro colorazione è varia e può andare dall’oro carico o ambrato, al rosso intenso, fino ad arrivare al bruno. Si ispirano alle ricette delle birre che venivano tradizionalmente prodotte in numerose abbazie del Belgio. La maggior parte delle birre d’Abbazia ha contenuto alcolico del 7-8% per volume. Il bicchiere ideale per le birre d’abbazia è la coppa che abbassa progressivamente la schiuma e ne esalta il profumo.
La Birra d’Abbazia in portafoglio è la belga St. Stefanus.
Radler è una parola tedesca che letteralmente significa Ciclista e che definisce lo stile di una bevanda a base di birra e succo di limone, in proporzioni simili. Le caratteristiche principali di questo prodotto sono le tipiche qualità rinfrescanti e i profumi mediterranei che sprigiona grazie all’utilizzo degli agrumi, oltre che al basso contenuto alcolico. La maggior parte delle Radler ha infatti contenuto alcolico del 2-3% per volume.
La Radler di Birra Peroni è Peroni Chill Lemon, prodotta con limoni 100% italiani.
Lo stile di birra analcolica è uno stile a se stante. Può essere ottenuto con diverse metodologie. Le birre analcoliche sono birre tipicamente luppolate e di basso medio corpo, con contenuto alcolico sotto lo 0,5%.
La birra analcolica in portafoglio è la Tourtel che è prodotta con un lievito speciale.